Crisi: siamo sicuri che sia colpa della corruzione e dell'evasione?
di Massimiliano Scorrano ( 12/05/2016 )
Torna prepotentemente alla ribalta, in questi giorni, l’argomento della corruzione e la questione morale.
I due argomenti hanno avuto una discreta eco sui media. Nel ribadire e specificare a chiare lettere che tali pratiche sono eticamente da censurare e da perseguire nelle sedi opportune, ci preme analizzare il fenomeno in relazione alla spesa pubblica ed alla crisi che attanaglia il nostro Paese.
Nella maggior parte della popolazione questo fenomeno è percepito come la causa dei guai dell’economia italiana. Precisiamo col dire che non è una pratica solo italiana ma riguarda tutto il mondo. Non è fatalismo ma, quello dei soldi facili e delle scorciatoie, è un fenomeno che riguarda l’uomo e non solo l’homo italicus. Sicuramente non ci rasserena il motto “mal comune mezzo gaudio” anche perché non c’è da essere felici.
La dimostrazione che tale fenomeno travalica i confini nazionali ce la dà lo studio sull’indice di percezione della corruzione con il quale si evidenzia che il bel paese è agli ultimi posti.
Sicuramente la corruzione altera il mercato, questo è pacifico, perché non ci si può sedere ad un tavolo da gioco con un esperto “presti_digitatore”. E’ fin troppo lapalissiano comprendere l’esito del gioco. Come, del resto è fin troppo semplice capire che fine farà la gara d’appalto. Ma questo è un aspetto micro del fenomeno.
A livello macro cosa accade?
In un precedente articolo,http://www.giacintoauriti.eu/notizie/126-come-la-politica-fiscale-causa-impoverimento-e-discriminazione.html, avevamo provveduto a snocciolare alcuni dati inerenti la spesa pubblica italiana nel corso degli anni.
In quel articolo avevamo scritto che, tranne in un paio di casi della serie storica evidenziata, le entrate dello stato superavano sempre le uscite correnti di natura primaria, ossia al netto degli interessi sul debito pubblico. Questo vuol dire che tutta la liquidità generata dalla spesa pubblica viene rastrellata dalla tassazione, ed anche di più a motivo della ulteriore somma che defluisce continuamente dalla liquidita complessiva del sistema (primaria e secondaria) e corrispondente alla sommatoria delle restituzioni di prestiti, mutui e finanziamenti di ogni genere al sistema bancario. Ovviamente, quel dato si riferisce alla spesa corrente primaria che, oltre alle retribuzioni del personale della funzione pubblica, comprende anche la spesa per consumi non pluriennali, come può essere la fornitura di materiale consumabile per le pubbliche amministrazioni. Anche questa spesa è spesso sottoposta a gare di appalto ed anche qui può annidarsi il germe della corruzione. Ma che cosa accade ad una fornitura gravata dalla cosiddetta mazzetta?
Purtroppo il prezzo della fornitura reca con se anche il “costo” della tangente. Questo costo, che potremmo considerare una componente dei costi di produzione, viene girato pari pari al funzionario corrotto. L’impresa fornitrice delle merci ,o erogartice del servizio, incasserà l’importo dell’intera fornitura ma alla conclusione del ciclo produttivo la stessa impresa avrà a disposizione, per il ciclo produttivo successivo, un quantitativo di moneta inferiore a quanto effettivamente incassato e potenzialmente utilizzabile . Questo perché? Perché l’impresa sarà chiamata a pagare le imposte sull’intera fornitura. E’ bene ricordare che siamo in regime di rarefazione monetaria indotta dal sistema bancario e che tutta la moneta posta in circolazione è a debito.
Ma se l’impresa non avesse erogato la tangente cosa si sarebbe verificato? I casi sono due:
-
Nel complesso la spesa pubblica sarebbe stata inferiore dell’importo della tangente;
-
La spesa pubblica sarebbe rimasta uguale a patto che quella somma fosse stata o utilizzata per erogare un altro servizio o incamerata dall’impresa mantenendo invariato il prezzo della fornitura.
Nel caso 1) avremmo assistito sicuramente ad un risparmio della spesa pubblica, evenienza tanto cara a quelli che pensano che tutti i mali dell’Italia derivino dalla corruzione. Ma è bene ricordare che la dottrina economica ci indica che è il Governo attraverso la spesa pubblica, intesa questa come “terzo componente di un modello per la determinazione della produzione di equilibrio” dove gli altri due sono i ConsumiCe gli InvestimentiI=Rdi Risparmi (Scoprire la Macroeconomia Olivier Blanchard pag. 66 e seguenti) che può influire sulla produzione di ricchezza. Ora, sembrerà strano ai più, ma se lo Stato italiano dovesse spendere di meno non favorirebbe certamente quei meccanismi che agiscono sull’aumento del PIL. Aumento ,quest’ultimo, necessario e irrinunciabile, anche se planetariamente insostenibile, nell’ambito del sicuramente fallace sistema economico-monetario attuale e che facilita la possibilità di restituzione, ovviamente a mezzo di ulteriore indebitamento nei confronti del sistema bancario, dei prestiti contratti in cambio di moneta creata a debito e oltretutto immessa nel sistema gravata di un interesse.
Nel caso 2), mantenendo invariati i livelli di spesa, i meccanismi accennati sopra sarebbero salvi.
Che la corruzione non sia la causa della crisi economica che attanaglia l’Italia è confermato anche da alcune pubblicazioni del Prof. Alberto Bagnai [1].
C’è un aspetto da considerare nel caso 1).
E’ essenziale che la moneta oggetto della corruzione non venga esportata ma rimanga nel territorio italiano proprio per non acuire la penuria di moneta, questo sì che sarebbe il vero male.
Qui è il caso di sfatare un altro mito.
Non corrisponde totalmente al vero che ,a causa dell’evasione, "chi non evade paga più tasse" e ciò per il semplice fatto che quella stessa moneta, trovando utilizzo nell’acquisizione di beni e servizi o investita in forme di risparmio mobiliari ed immobiliari, verrebbe intercettata dalla imposizione diretta ed indiretta che compenserebbe in una buona misura il mancato pagamento delle tasse da parte dell’evasore.
Purtroppo tutta la moneta in circolazione è emessa a debito e quindi gravata di interessi passivi. Il vero male del sistema economico attuale ,che porta poi ineluttabilmente alla conclamazione della crisi, è proprio nella rarità monetaria indotta artificialmente che, al di là di una quota inevitabile di disonestà, induce le aziende a perseguire pratiche eticamente censurabili finanche all’evasione fiscale, che nel sistema attuale .censurabile proprio non sembra in quanto corrispondente al mezzo ed al provento della truffa dell’emissione monetaria dal nulla e a debito
Scriveva il Prof. Giacinto Auriti: “Su queste premesse ci si spiega come oggi si sia instaurato un diritto tributario uniforme come strumento normativo al servizio della sovranità monetaria e del sistema bancario con grave pregiudizio degli interessi delle collettività nazionali. Così, ad esempio, l’imposta sul valore aggiunto (I.V.A) realizza un prelievo di denaro senza corrispettivo, proprio nel momento in cui sarebbe giustificato un incremento di emissione monetaria”. [2]
Infatti il Prof. Auriti ha più volte ribadito questo concetto con ragionamenti esternati in numerose trasmissioni televisive, oltre che sui suoi testi accademici, riguardo la perniciosità della tassazione in assenza di sovranità monetaria.
Conludendo, per evidenziare il fatto che faccia più danno la bilancia commerciale negativa, che fa “evadere legalmente” capitali all'estero con il principio delle compensazioni bancarie denominato Target2, vi rimandiamo alla lettura di quest'altro nostro articolo:
http://www.giacintoauriti.eu/notizie/96-come-il-frigorifero-tedesco-fa-chiudere-la-indesit.html
Bibliografia:
[1] http://goofynomics.blogspot.it/2014/06/crisi-e-corruzione-in-italia.html
[2] L’ordinamento internazionale del sistema monetario – Giacinto Auriti – Solfanelli pag. 67
Figura 1: https://www.forexinfo.it/Rapporto-Transparency-2015-l