Ai geselliani amici di Blondet: la moneta non è merce
In risposta ad un articolo di Andrea Cavalleri pubblicato sul sito di Maurizio Blondet dal titolo “Reddito di Cittadinanza: l'errore di Auriti”.
Il Cavallari critica il reddito di cittadinanza enunciato da Auriti basandosi soltanto sulla lettura di un libro del compianto professore,Il Paese dell'Utopia, senza conoscerne l'intera opera scientifica. D'altronde è un errore che fanno in tanti, quello di criticare Auriti senza conoscerlo.
Dell'errore di Cavalleri sul reddito di cittadinanza ne scriveremo prossimamente, oggi ci soffermiamo su alcune sue lacune monetarie. Lacune soprattuto sul piano del giudizio di valore e di moneta, confondendo moneta con “denaro” in senso fisico, materiale. Queste lacune culturali sono insite anche in molti che simpatizzano per il nostro Auriti ma poi prendono come esempio di soluzione monetaria ,e di circolazione, il concetto materialistico di Silvio Gesell e la moneta geselliana. E' d'obbligo ribadire che la moneta non è una merce, non può essere considerata tale perchè non ha nulla di materiale se non il simbolo che ne rappresenta il valore. Ma oggi neanche più quello in quanto basta il semplice impulso luminoso ,su un pc di, un numero preceduto dal simbolo monetario ( £,$,€, ecc. ) per far “credere” ad ognuno di avere del valore in mano o sul conto corrente.
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Così come "il valore della moneta non attiene in alcun modo alle qualità della materia", ed è per questo che la moneta non può essere una merce a meno che non si abbia della stessa una concezione marxian neoliberista (leggi: materialista)[1], lo stesso si può dire del debito. Infatti, anch'esso non esiste in natura e anche nel caso contingente si può ben materialisticamente comprendere che un oggetto non esistente perfino quando immateriale ed è proprio il caso della moneta, non può essere dato/restituito a nessuno in quanto, appunto, inesistente. La questione della restituzione riguarda l'altrettanto celebre enunciato "Tutti possono prestare denaro, tranne chi lo emette". Infatti, visto che il valore monetario è creato per induzione attraverso l'accettazione del segno del denaro (la moneta) esclusivamente in fase di circolazione, allora il valore appartiene al popolo e non a chi emette il simbolo econometrico. Quindi è per questa ragione che la banca, pubblica o privata che sia ma vale anche per lo Stato inteso come persona giuridica, non può prestare ciò che non gli appartiene proprio perché quella di prestare è prerogativa del proprietario, e anche così il valore del denaro fino al momento della sua emissione è comunque nullo e finisce che "Ci prestano il nulla e rivogliono tutto"[2].
Quando qualcuno diceva che la moneta ,che è un oggetto sociale, immateriale di proprietà del portatore perché è solo il portatore che ne conferisce il valore mentre,invece,viene emessa prestandola alla collettività[3] alla quale già appartiene e caricando il costo del denaro del 200% più gli interessi e le pressioni fiscali [perché "viene trasformato un credito (+100) in un debito (-100)" e la differenza tra questo credito e questo debito è 200 (100-(-100)=100+100=200)] , ebbene , chi lo diceva non intendeva fare un'analisi contabile di partita doppia, "perché non è vero che il banco si arricchisce solo dell'interesse, ma anche ed innanzitutto della stessa moneta, il cui valore - come abbiamo visto - non è creato dalla banca, ma dalla collettività." E se proprio volessi assumere un atteggiamento critico sosterrei che non ha senso affermare che tutto ciò viene fatto "senza contropartita", perché non c'è e non può esserci contropartita a fronte dell'enormità di questa truffa a danno di una "collettività" che non è mai stata "società".
Molte delle teorie economiche e monetarie tra cui senz'altro il marginalismo della scuola austriaca non rilevano differenze tra denaro e moneta, il primo attenendo alla fase della circolazione in cui acquista valore, e la seconda attenendo all'oggetto sociale che lo precede, definito dalla convenzione, dall'accettazione del simbolo econometrico, che non è ancora denaro. La non distinzione tra moneta e denaro porta all'equivoco di considerare l'emissione monetaria come già provvista del valore che invece viene attribuito dal fenomeno dell'induzione esclusivamente in fase di circolazione, portando quindi a ritenere che "pertanto lo Stato, stampando denaro, avrebbe prodotto tutta la ricchezza necessaria per tutti" (cit.). Il distribuzionismo del denaro è precisamente la concezione di Milton Friedman con il suo helicopter money e non potrebbe essere più lontana dalle tesi sulla proprietà popolare della moneta: detto per inciso, della moneta, non del denaro. L'asserzione secondo cui "il valore è soggettivo" corrisponde precisamente a quella di Carl Menger, anch'egli intendendo per popolo un insieme di individui, una "collettività" e non una "società". L'equazione marxiana secondo cui lavoro=denaro è il risultato di una totale assimilazione della relativa marxiana teoria del valore comune a sostanzialmente tutte le teorie economiche e monetarie, ortodosse ed eterodosse, che come quelle di Gesell si occupano esclusivamente di circolazione, ovvero denaro, assumendo che questo abbia la stessa caratteristica di deperibilità delle merci, risolvendo il cruccio fondamentale che era stato di Marx con la tesaurizzazione e di Keynes con la preferenza per la liquidità, con la sua suddivisione del lavoro ed il suo denaro di ghiaccio.
Giovanni Moretti
Scuola di Studi Giuridici e Monetari "Giacinto Auriti"
11/06/2016
Note:
[1] Materialismo e pensiero economico eterodosso della scuola psicologica di Venna, http://www.giacintoauriti.eu/download/download/2-download/17-critica-al-materialismo-della-scuola-austriaca.html, 06/2016.
[2] Sara Lapico, Ci prestano il nulla e rivogliono tutto, http://www.giacintoauriti.eu/notizie/137-ci-prestano-il-nulla-e-rivogliono-tutto.html, 06/2016.
[3] Come nella differenza tra denaro e moneta anche il termine "collettività" è usato oculatamente perché introdotto da Max Weber che la definisce come insieme di individui ricordando la concezione neoliberista del soggettivismo mengeriano, altrimenti il termine corretto sarebbe stato "società", che secondo la definizione data da Durkheim riconoscerebbe nella moneta un oggetto sociale a cui la comunità, intesa come communitas e non come collettività, attribuisce una funzione rappresentata da un segno che qualifica quell'oggetto come moneta.