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Target 2: salveremo anche Bankitalia?

Scritto da Redazione.

draghi ride target2

 

Chi paga i 358 mld di Target 2?

Incalzato dai membri del parlamento Olandese, torna a parlare del Target 2 Mario Draghi. Incalzato per via della sua iniziale dichiarazione sull’ipotetico debito dell’Italia (?) risponde anche stizzito aggiustando il tiro rispetto all’iniziale esternazione. Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce dallo scompiglio ingenerato da questa oramai celebre frase: “If a country were to leave the Eurosystem, its national central bank’s claims on or liabilities to the ECB would need to be settled in full” , pronunciata dal Governatore della B.C.E. Mario Draghi la cui traduzione è : "Se un paese dovesse lasciare l'Eurosistema, le sue pretese sulla banca centrale o le passività verso la B.C.E avrebbero bisogno di essere sistemate (risolte, saldate, regolamentate, decise) in pieno".

 

Un po’ di terrorismo mediatico non guasta mai, e questo Draghi lo sa. Quindi il Draghi ha semplicemente detto che nessuno è trattenuto nell’eurosistema, l’importante è trovare una soluzione.

Il problema di Draghi, e dipenderà dai nostri politici se sarà anche nostro, ha già una soluzione naturale.

E’ bene ricordare che, contrariamente a quanto si apprende leggendo qua e là, i saldi non riguardano Italia Vs Germania e questa volta neanche tra banche dealers. Si perché queste ultime, come già spiegato in un articolo della Scuola di Studi Giuridici e Monetari Giacinto Auriti dal titolo “Come il frigorifero tedesco indebita gli italiani” (1), hanno assolto alle loro precise funzioni.

E lo sanno bene anche in Bankitalia perché lo afferma l’avvocato Elena Papa con la nota n. 280 contenuta a pagina 203 dei Quaderni di Ricerca Giuridica n. 63 del dicembre 2008 di Banca d’Italia (2).

Sostiene l’avvocato Papa che con il nuovo sistema di regolamento Target 2 si realizza la compensazione multilaterale dei pagamenti e solo il saldo finale va a regolazione ad intervalli di tempo più o meno ampi, determinando lo spostamento del termine di definitività e quindi dell’effetto solutorio. Prosegue col dire che tale spostamento potrebbe determinare il rischio di insolvenza di uno o più di uno dei soggetti che ne fanno parte. Infatti il Target 2 è una piattaforma su cui confluiscono tutte le posizioni attive e passive degli aderenti in cerca di un bilanciamento dei saldi, bilanciamento che potrebbe non avvenire mai viste le diverse economie che vi aderiscono. Infatti è noto che vi sono, nell’area euro, paesi in costante surplus da export ed altri in costante deficit da import.

Ma allora queste pretese o passività verso la Banca Centrale Europea a chi fanno capo?

L’ultimo Bilancio di Esercizio della BCE relativo all’anno 2015 ci informa che i “I saldi intra-SEBC sono riconducibili principalmente ai pagamenti transfrontalieri in euro interni all’UE regolati in moneta di banca centrale. Queste operazioni, disposte per la maggior parte da soggetti privati (quali enti creditizi, società e persone fisiche), sono regolate in Target2, il sistema transeuropeo automatizzato di trasferimento espresso con regolamento lordo in tempo reale, e danno origine a saldi bilaterali nei conti Target2 delle banche centrali degli Stati membri dell’UE. Questi saldi sono compensati per novazione con la BCE su base giornaliera e, pertanto, ogni BCN presenta un’unica posizione bilaterale netta verso la sola BCE. Tale posizione, appostata nei conti della BCE, costituisce il credito o debito netto di ciascuna BCN nei confronti del resto del SEBC. I saldi interni all’Eurosistema delle BCN dei paesi dell’area dell’euro verso la BCE derivanti da Target2, nonché gli altri saldi interni all’Eurosistema denominati in euro (fra cui i conferimenti provvisori dell’utile alle BCN) sono esposti nella situazione patrimoniale della BCE in un’unica posizione netta attiva o passiva e imputati alla voce “Altri crediti nell’ambito dell’Eurosistema (netti)” oppure “Altre passività nell’ambito dell’Eurosistema (nette)”. I saldi intra- SEBC delle BCN dei paesi non appartenenti all’area dell’euro nei confronti della BCE, derivanti dalla loro adesione a Target2, sono iscritti alla voce “Passività denominate in euro verso non residenti nell’area dell’euro”. I saldi interni all’Eurosistema rivenienti dall’allocazione delle banconote in euro nell’ambito dell’Eurosistema confluiscono in un’unica posizione netta attiva, alla voce “Crediti derivanti dall’allocazione delle banconote in euro all’interno dell’Eurosistema” (cfr. la sezione Banconote in circolazione nelle presenti note sui criteri di rilevazione contabile e di redazione del bilancio). I saldi interni all’Eurosistema derivanti dal trasferimento di riserve ufficiali alla BCE da parte delle BCN dell’Eurosistema sono denominati in euro e vengono iscritti alla voce “Passività equivalenti al trasferimento di riserve ufficiali”.(3)

Quindi i crediti ed i debiti, con e verso B.C.E, sono delle Banche Centrali Nazionali tra cui anche Banca d’Italia che, è bene ricordare, è privata, essendo il capitale sociale della stessa detenuta da banche commerciali, assicurazioni, fondi ed altri istituzioni private (ad eccezione di una piccolissima quota detenuta dall’INPS) che per statuto sono le uniche che possono sottoscriverne il capitale sociale.

Il capitale sociale della BCE è detenuto dalle Banche Centrali Nazionali. Per esempio Bankitalia detiene il 12,031% di BCE. Quindi? Draghi da chi può pretendere che le posizioni vengano regolate? Non certo dall’Italia, no. Va a finire che ci chiederanno di salvare Bankitalia.

Ma torniamo all’iniziale esternazione facendo particolare attenzione al fatto che nella dichiarazione di gennaio 2017 non si riferisce solo alle passività ma anche alle “pretese”. Essendosi reso conto dell’infelice dichiarazione il Draghi ha preferito tagliar corto sostenendo che non si possono fare supposizioni su teorie irrealizzabili. Rispondendo all’On. Thierry Baudet, fondatore e leader della formazione politica Forum per la Democrazia, Mario Draghi taglia corto sostenendo che "si possono dare tutte le risposte tecniche che si vogliono, ma il punto è che l'euro è irrevocabile e non intendo speculare su ipotesi che non hanno la minima base". (4)

Nel proseguire il proprio intervento, Mario Draghi dichiara che "non è compito della Banca centrale convincere questo o quel paese a fare le riforme strutturali, possiamo fare delle raccomandazioni ma, dal punto di vista democratico, è impossibile anche solo pensare a una banca centrale che negozia con un governo per cambiare la costituzione o la legge elettorale" ma, nonostante la propria raccomandazione esterna una soluzione per risolvere il problema delle pensioni. Infatti sostiene che "la vera sfida, sulla quale dovremmo interrogarci, è come faranno i paesi a gestire pensioni con una società che invecchia. Questo dovrebbe spingerci a riflettere su come aumentare la produttività sul lungo termine. E su questi temi la politica monetaria è irrilevante, contano le riforme strutturali, gli investimenti, l'istruzione e la formazione".

Partiamo da un presupposto: la pensione che attualmente riscuotono i nostri pensionati non la pagano gli attuali lavoratori, la nostra pensione non la pagheranno i nostri figli, contrariamente a quanto sostengono o vogliono farci credere. Uno dei modelli economici su cui si basa e prende spunto l’accumulo a fini pensionistici è il “Modello di ciclo vitale e del reddito permanente” (5). Questo modello intertemporale, messo a punto da Modigliani e Brumberg nel 1955, pone al centro della teoria una domanda fondamentale: a quanto reddito siamo disposti a rinunciare ora, risparmiandolo, per avere un reddito spendibile ed un tenore di vita decoroso nel futuro? Le trattenute pensionistiche che vengono operate rispondono proprio a questa domanda. Infatti queste trattenute vengono prelevate dal reddito attuale e parcheggiate per poi essere erogate in un periodo successivo. Nella sostanza la nostra pensione non è altro che la risultante di tutti gli accantonamenti, rivalutati, nel corso della nostra attività lavorativa. Inoltre non bisogna mai tralasciare una verità ormai accertata che coinvolge il risparmio, a cui non si sottrae neanche l’accantonamento pensionistico: essendo tutta la moneta posta in circolazione emessa a debito anche quella risparmiata ai fini pensionistici è gravata dal debito. Aumentare la produttività vuol dire far scaricare l’aumento di imposizione tributaria a carico delle imprese. Ne consegue che all’aumentare della produzione aumenta il volume d’affari ed il reddito imponibile da tassare, cosa che non ha nulla a che vedere con la trattenuta pensionistica. Mentono sapendo di mentire parlando di stabilità dei prezzi e scaricando le storture neo liberiste sul costo del lavoro. Concludiamo con una considerazione fatta il 25 settembre 1998 dal prof. Giacinto Auriti che apriva una delle tante trasmissioni televisive autofinanziate con un messaggio molto importante.
Di seguito la trascrizione. “Voglio prendere lo spunto da un messaggio, lanciato dal Ministero delle Finanze, per combattere l'evasione degli oneri fiscali. Quando il contribuente non paga, ha detto sostanzialmente il Ministero delle Finanze, truffa gli altri cittadini perché fa ricadere su di loro una parte del costo per il funzionamento che non viene più ripartito equamente tra tutti ma che grava solo su chi paga le imposte. Questo ragionamento è totalmente sbagliato. Adesso vi spiego perché. Quando si parla di fisco noi dobbiamo capire una cosa. Storicamente ci sono state due qualità di moneta: la moneta proprietà e la moneta debito. Quando la moneta era di proprietà del cittadino, cioè quando la moneta era d'oro, automaticamente il portatore della moneta ne era proprietario. E allora il prelievo fiscale era un atto di scambio tra il cittadino e lo Stato; io cittadino, nella qualità di contribuente, ti pago con il mio denaro gli oneri fiscali ed in cambio tu Stato mi dai funzioni e servizi. Oggi la situazione, con la moneta debito, è totalmente diversa in quanto la moneta nasce di proprietà della Banca, che la emette prestandola sia allo Stato sia al privato cittadino. Con un solo modo la Banca emette moneta: prestandola. Quando noi abbiamo compreso tutto questo capiamo che in tale sistema il prelievo fiscale altro non è che il pagamento di un debito non dovuto perché la moneta dovrebbe essere dichiarata di proprietà dei cittadini. E allora, in tali condizioni, che cosa diventa il prelievo fiscale? Il prelievo fiscale è il mezzo con cui lo Stato ritira dalla collettività quei soldi che restituisce al creditore principale che è la Banca, ossia, diventa una rendita parassitaria di Signoraggio.” (6). Ecco spiegato il motivo della mancanza di fondi, nonostante tutti gli accantonamenti eseguiti, per rendere indietro gli accantonamenti pensionistici. Quello che il Prof. Auriti ha sottolineato è molto importante. Nella sostanza ci ha ricordato che, con l’attuale sistema di moneta debito, il prelievo fiscale esercitato dallo Stato è un mero atto di esazione per conto del sistema bancario. Lo Stato riscuote le imposte per ripagare, drenare, convogliare la moneta prestata. Che tutta la moneta in circolazione sia emessa a debito, ossia che non vi sia un solo centesimo in circolazione se non perché qualcuno si sia indebitato per ottenerla, non vi è più dubbio. Al prof. Auriti non mancava affatto la logica. Aveva intuito con largo anticipo quello che sarebbe accaduto ossia che, nonostante tagli alla spesa pubblica (ossia tagli dei servizi), vendite delle migliori aziende, costante avanzo primario del bilancio dello Stato saremmo stati sempre più poveri e ridotti in schiavitù.

 

Massimiliano Scorrano
per la Scuola di Studi Giuridici e Monetari "Giacinto Auriti"
20/05/2017

 

note

(1) http://www.giacintoauriti.eu/notizie/96-come-il-frigorifero-tedesco-indebita-gli-italiani.html

(2) https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/quaderni-giuridici/2008-0063/index.html

(3) https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/annrep/ar2015annualaccounts_it.pdf?6d043b22693702ce22eac13387834c58

(4) http://www.huffingtonpost.it/2017/05/10/deputato-olandese-provoca-mario-draghi-eroe-di-paesi-ad-alto-d_a_22079386/

(5) Elementi fondamentali di Microeconomia – Libreria dell’Università Editrice – Prof. Miriamo D’Ascenzo – pagg.61- 62

(6) https://www.youtube.com/watch?v=4i-0r1JCaOgil