Sovranità trullallà
Sovranità trullallà …
Prima dell’81 eravamo sovrani, dicono. La Banca d’Italia era Statale, dicono. Il debito è in realtà un credito, le limitazioni di spesa sono solo virtuali e chi più ne ha più ne metta. I luogocomunismi si sprecano perseverando granitici anche di fronte alla realtà che tutti noi stiamo vivendo sulla nostra pelle, fatta di tagli alla spesa, stagnazione economica, perdita di competitività del Paese. Chiariamo subito: questo modus operandi non ci piace affatto ma un conto è parlare di “come dovrebbe funzionare” il sistema, altro prendere atto di come “esso funziona”, e par far questo occorre osservare i fatti alla luce della legislazione, ponendo da parte ideologie e opinioni personali.
Molti cosiddetti sovranisti, convinti di essere sfuggiti alla manipolazione del mainstream assecondano essi stessi, il mainstream. Le visioni soggettive sono idealistiche perché frutto di una del tutto personale e al contempo falsa rappresentazione della realtà.
Questo avviene perché convinti che l’economia risponda a regole proprie, dimenticando che
< è il Diritto che domina l’economia > Prof. Giacinto Auriti.
È dunque dalla legge, che occorre partire.
Vi proponiamo uno stralcio della Seduta nr. 142 del Senato della Repubblica avvenuta Mercoledì 13 Novembre 1957, (quindi ben prima del cosiddetto Divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia), ad oggetto la “fabbricazione di monete d’argento da lire 500 da parte della Zecca”.[1]
Leggiamo a pagina 2589, colonna di destra:
“Ogni qual volta la Banca d’Italia emette monete per conto del Tesoro, si crea un rapporto di debito del Tesoro verso la Banca stessa”.
Si frantuma così anche il mito popolare che vuole le 500 lire fossero emesse di proprietà del popolo, essendo l'emissione del biglietto di Stato una prassi a cui si ricorreva anche prima dell'emissione del 1966 e seguenti e che sostengono cagionarono l’assassinio dell’esponente politico della D.C. Aldo Moro; lo potete leggere da Voi.
Anche per quelli che “il debito è solo virtuale, è solo un numero” chiediamo di tornare coi piedi per terra. Se come ormai è generalmente appurato il denaro nasce da un’idea umana, quindi è uno strumento esattamente come il coltello, utile per tagliare il pane ma dannoso se usato da chi ha cattive intenzioni, è ovvio che il denaro se nasce come debito è perché c’è una volontà precisa in tal senso, ossia quella di applicare le regole dell’economia. Si fa economia di un bene che per definizione scarseggia, altrimenti non avrebbe senso.
Ma sappiamo che le ideologie sono “die hard”, pertanto vi proponiamo il seguente stralcio della seduta sopramenzionata. Leggete? Si parla di necessità di opere pubbliche, peccato non vi siano i mezzi per realizzarle, e questo nel 1957!
E siccome siamo diventati puntigliosi, stante le robinsonate che ci tocca leggere quotidianamente eccoVi svelato a chi compete la circolazione monetaria. Non lo diciamo noi, ma la legge italiana.
E se non bastasse a quelli che “lo Stato aveva la sovranità monetaria”, ricordiamo che il Decreto legislativo 21 Gennaio 1948 n.7[2], recita:
“L’importo delle anticipazioni temporanee della Banca d’Italia al Tesoro dello Stato ….il Ministro del Tesoro stabilirà con proprio decreto il rimborso graduale delle anticipazioni suddette”.
Non c’è bisogno di spiegare il significato del termine “temporanee”. Ora è pur vero che il debito in passato veniva riacceso, (il che parzialmente avviene tutt’ora, seppure la tendenza è all’incasso) ma sempre e solo per volontà di qualcuno che non è il popolo, ossia finché il sistema lo permette in quanto ritenuto sostenibile e sempre pagandone il prezzo, ossia gli interessi sul debito pubblico. Questo perché il capitalismo funziona così: alternando allentamento e stretta creditizia allo scopo di drenare ricchezza dal basso verso l’alto.
Ci spiace deluderVi ma in onore alle regole del capitalismo qualsiasi forma esso assuma, liberismo o statalismo poco importa, vige il principio per cui “non esistono pasti gratis”. Questo semplicemente perché non si può crescere per sempre, in un’economia pensata per essere al servizio di pochi.
Ora domanderete Voi “ma se le cose stanno così”, di chi è la colpa?
"Gli speculatori fanno il loro lavoro, non hanno colpe. Queste semmai competono ai legislatori che permettono che le speculazioni avvengano. Gli speculatori sono solo i messaggeri di cattive notizie"
George Soros
Ben tornati sulla Terra
11 Maggio 2018
Scuola di Studi Giuridici e Monetari “Giacinto Auriti”
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