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L'imperialismo

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L’imperialismo ha per sua natura carattere economico, espansivo e potenzialmente distruttivo.

Esso trae le mosse da un sistema di libera concorrenza che pone le basi dell'espansione materiale fino a giungere alla fase del capitalismo putrescente, ovvero alla fase dell'accumulazione, detta altresì del capitale liquido o finanziario. In altri termini il capitalismo alterna periodi di sovrapproduzione indotta, in cui circola molto denaro –vedi periodo del dopoguerra- ove i consumi trainano l'economia, a fasi cicliche di crisi da accumulazione.

I fenomeni che segnano l'avanzata del Capitale si sono svolti sotto i nostri occhi a partire dal periodo post bellico. È utile il rimando all'analisi leniniana a nostro parere molto chiara. A partire dagli anni ’50 circa il panorama che si poteva osservare in Europa era così composto:

1. Botteghe, piccoli laboratori, alimentari, artigiani erano disseminate nel continente. Piano piano questi esercizi sono scomparsi (un vero e proprio processo di espropriazione) per lasciar spazio a

2. Supermercati, centri commerciali, industrie sempre più grandi. Questo grazie a processi di fusioni ed acquisizioni, i quali hanno interessato anche le banche

3. La centralizzazione del capitale avanza dirigendosi spedita verso il monopolio e l’oligopolio

L'accelerazione è impressa dalla nascita di entità a capitale misto industriale e bancario

4. Si ha la divisione internazionale del lavoro, allo scopo di abbassare sempre più i costi industriali. I lavoratori specializzati migrano verso la potenza emergente. La forza lavoro a bassa qualifica si stanzia nelle zone periferiche.

Si afferma in tal modo un centro formato da uno o più Stati (oggi asse Franco-Tedesco), verso i quali FLUISCE tutto il capitale finanziario prodotto dalla periferia, che porterà in breve tempo alla piovrizzazione del tessuto economico-sociale delle aeree coloniali

5. Si assiste alla corsa verso la spartizione del mondo e delle materie prime, allo scopo di abbassare i costi fissi. (vedi fenomeno land-grabbing da parte della Cina in Africa).

In genere è una CRISI SPIA che decreta il termine della fase espansiva (vedi crisi mutui subprime Usa 2008), ed inaugura il periodo dell'accumulazione capitalistica.

Tanto Lenin quanto Marx sottolineano l'importanza delle S.p.A nel concorrere al sopradescritto fenomeno. Esse in quanto strumento capitalistico per eccellenza, permettono di disporre di una larga raccolta di capitale sociale alla continua ricerca di profitto, fine ultimo del modo di produzione capitalista.

Nella corsa alla massimizzazione del profitto che porterà a quella che Gramsci definì “crisi organica", ossia una crisi di lunga durata di portata mondiale, è interessante valutare il ruolo svolto dallo Stato.

Quest'ultimo è, in genere, favorevole al Capitale e pone in campo legislazioni che ne facilitano la valorizzazione. Un esempio su tutti è costituita dalla liberalizzazione dei movimenti di capitali.

Ciò non deve sorprendere. Giova ricordare il concetto di Stato:

Per Marx
«Il potere statale è una creazione della borghesia;esso fu lo strumento che servì dapprima per spezzare il feudalesimo, poi a schiacciare le aspirazioni della classe operaia all’emancipazione. È una forza organizzata per mantenere in schiavitù il lavoro»

Per Gramsci
«Stato è tutto il complesso di attività pratiche e teoriche con cui la classe dirigente giustifica e mantiene il suo dominio non solo ma riesce a ottenere il consenso attivo dei governati»

Per Weber:
«Lo sviluppo dello Stato moderno viene ovunque promosso dall’avvio dato da parte del principe all’espropriazione di quei 'privati' che si trovano accanto a lui investiti di un potere di amministrazione indipendente, e cioè di coloro che posseggono per proprio diritto i mezzi per condurre l’amministrazione, la guerra e la finanza, o per conseguire comunque un fine politico. L’intero processo costituisce un perfetto parallelo con lo sviluppo dell’economia capitalistica attraverso la graduale espropriazione dei produttori autonomi. Lo Stato moderno è un’associazione di dominio in forma di istituzione, la quale, nell’ambito di un determinato territorio, ha conseguito il monopolio della violenza fisica legittima come mezzo dell’esercizio della sovranità»

Per Giacinto Auriti:
«Lo Stato è la mangiatoia dietro la quale si nasconde la classe dominante»

L'imperialismo è lo stadio monopolistico del capitale; esso deriva direttamente dai rapporti di produzione. Ciò significa che tutto il tessuto produttivo è piegato all'interesse dei capitalisti e quindi al mantenimento di un dato ordine sociale.

Il sistema creditizio è caposaldo della centralizzazione del capitale tendente, insieme alle S.p.A, ad espropriare i piccoli produttori. Esso consente a una piccola élite di comandare il lavoro che altri componenti della società svolgono per loro conto.

Tale processo, per sua natura distruttivo, porta inesorabilmente a ricalcare i modelli pre bellici che hanno sconvolto il mondo. Pochi gruppi assumono dimensioni colossali e divengono incontrollabili. Nel periodo precedente al primo conflitto mondiale hanno assunto dimensioni smisurate colossi quali: AEG, Siemens, Rockfeller, Krupp ecc...

Il panorama internazionale rispetto all'epoca nella quale scriveva Lenin, ha assunto sfumature differenti.

Tuttavia resta di drammatica attualità la dinamica descritta con tanta lucidità dal pensatore russo. Essa riporta al centro il tema della proprietà della moneta, tanto caro al Prof. Auriti che, ci auguriamo, non resti inascoltata.

Bibliografia:
V. Lenin “L’imperialismo”
A. Gramsci “Quaderni dal carcere”
K. Marx “Il Capitale” e “La Guerra Civile in Francia”
M.Weber “La politica come professione”
G. Auriti “L’occulta strategia della guerra senza confini” Ed. Solfanelli
Lenin "L'imperialismo"


09.05.2019, per Scuola di Studi Giuridici Monetari “Giacinto Auriti”, Dott.ssa Sara Lapico