Limite all’utilizzo del contante o allo spirito dell’uomo?
Il recente dibattito sull’innalzamento del tetto sull’utilizzo del contante ha riacceso la inutile dicotomia contante si – contante no.
Cominciamo col dire che a sentir loro viene da pensare: “QUANDO LA CERTEZZA DEL DIRITTO È UN OPTIONAL”.
Infatti, secondo il nostro ordinamento giuridico l'unica moneta avente corso legale a disposizione delle famiglie e delle imprese non finanziarie è la moneta contante, che però nella mente sinistra di qualcuno sarebbe illegale. Quando una civiltà smarrisce la strada della certezza del diritto e il popolino invidioso e giustizialista applaude, allora quella civiltà è già in decadimento.
Nell’immediato, il Sole 24 Ore si affrettava a pubblicare uno studio di Bankitalia (1) Lo studio (ammettiamolo, un po' di parte, visto che la Banca delle Banche si muove a tutela degli interessi di chi rappresenta, logicamente) sostiene che, come riportato superficialmente nel titolo dell'articolo, l'uso del contante aumenta l'incidenza dell'economia sommersa. Poi, nello scorrere la pubblicazione, si legge che i dati che vengono presi sono:
- le segnalazioni all'UFI (segnalazioni per combattere l'evasione " In 2019, UIF received over 108 million aggregate records, corresponding to about 359 million single transactions worth nearly 62 trillion euro. About 95 per cent of total aggregate records were received by banks; ")
- il numero degli sportelli automatici (favoriscono il prelievo di contanti)
- prossimità degli sportelli automatici
- propensione all'utilizzo di acquisti on line
- i dati statistici di STIMA dell'ISTAT su evasione e sommerso.
- pressione fiscale nazionale e locale ("he first relevant determinant of the shadow economy is tax burden. The higher the tax burden, the greater the costs for employers and employees in the formal economic sector, and the greater incentive for capital and labour to transfer to the shadow economic sector")
- ricchezza pro-capite. "For our analysis, we compute the share of cash transactions (both deposits and withdrawals) over total transactions carried out at Italian banks only by firms in the private non-financial sector. Table 1 shows that this share is on average equal to 3.8 per cent, reaching its low in Milan (0.4 per cent) and its maximum in Enna (12.3 per cent)."
A domanda precisa risposta precisa. L'utilizzo del contante aumenta le occasioni di evasione, e il titolo non può non essere aderente, per forza di cose c’è proporzionalità.
La pubblicazione di Bankitalia dice anche che il contante favorisce l'aumento dei fatturati (non viene notato) che, grazie ai controlli incrociati, le segnalazioni UFI, l'attività dell'AdE, le comunicazioni dei saldi di conto corrente e dei depositi, i dichiarativi e gli spesometri tutti permettono anche il recupero delle somme evase (e questo è anche logico perché, prima o poi, quel contante verrà utilizzato in operazioni emerse). Inoltre il sommerso prolifica particolarmente dove la pressione fiscale è alta, dove il reddito pro capite è basso. L'immagine che ne viene fuori è che nelle zone depresse economicamente si faccia più ricorso al contante per le più svariate ragioni. Un’Italia spaccata in due e, nonostante "While we are aware of some limitations affecting our exercise – in particular, the difficulty of controlling for all the factors that can affect the propensity to evade taxes and the fact that we had to classify the provinces according to the intensity of the treatment, as the ban on cash usage was enacted at the national level" lo studio l'hanno pubblicato lo stesso (dal punto di vista scientifico è stato giudicato debole, ossia, non dimostra la correlazione tra uso contante ed evasione).
Che sia scientificamente debole lo ha dichiarato anche UNIMPRESA (2) sostenendo, nel suo studio, che vi è stato un aumento di sommerso nel periodo in cui il tetto all’utilizzo del contante ha raggiunto i livelli più bassi (€ 1.000,00) e non, per esempio, quando è stato innalzato ad € 5.000,00.
Cosa possiamo aggiungere? La questione non viene pienamente compresa in quanto non si ha contezza della differenza di grandezza dei numeri in gioco. La percezione è data dal vissuto quotidiano, come per esempio, dal bar che non batte lo scontrino senza rendersi conto che quelli sono spicci mentre la grande evasione gongola senza bisogno del contante. Questo è quello che ci rende il vivere quotidiano. Però, prescindere dalla grandezza dei numeri in gioco, in uno Stato di diritto vige il principio della presunzione di innocenza. Qui invece si vuole presumere che chi usa il contante è un evasore, cioè un delinquente. Si ha un ribaltamento dell'onere della prova. Purtroppo nel Diritto tributario vige appunto il principio dell’inversione dell’onere della prova. Non si percepisce più le legalità del contante ma solo l'illegalità dell'evasione, sul cui altare (pochi evasori rispetto alla massa) devono essere sacrificati tutti gli altri. Demonizzare uno strumento ideato dall'uomo equivale a deresponsabilizzare l'uomo stesso, perché pare che la colpa sia del contante (uno strumento, un oggetto) e non dell'uomo (colui che l'ha ideato e suo utilizzatore) che ne fa un uso improprio. Se dovesse passare questa analogia non dovremmo, per principio, utilizzare tutti quegli strumenti che possono anche nuocere. Sapendo che la moneta è uno strumento fatto di puro spirito umano, frutto del suo concepimento e, per questo motivo, di sua proprietà, limitare l’utilizzo di questo strumento vuol dire limitare l’uomo e la sua libertà.
Il sostituto procuratore Gratteri ha sostenuto, in un’intervista, che è inutile inserire limitazioni all’utilizzo del contante se nel resto dell’Unione Europea non vi sono analoghi tetti. Quelle operazioni non eseguibili in Italia si faranno comunque in altri paesi UE, con buona pace per la perdita di PIL.
Invece da noi dilagano agenti in stile Minority Report, il film con protagonista Tom Cruise nel quale le persone venivano arrestate ancor prima che commettessero il reato, per presunta intenzione di commetterlo attraverso l’utilizzo di uno strumento che è stato ampiamente dimostrato NON implica affatto quel reato.
La saggezza popolare insegna da secoli a non dar troppo peso al sentirsi parlare di giustizia, moneta, diritto e sovranità che il popolo non ha mai avuto e francamente, bisogna ammetterlo, in una società come questa, basata sul neoclassico marginalismo soggettivista, mai avrà. La saggezza popolare non sta, non è mai stata e né mai sarà nel ragionare per ideali massimi sistemi e complicate tesi filosofiche ma per realistica disillusione, fino ad arrivare a ridurre tutto, ma proprio tutto alla privata convenienza, all’accettazione da parte del gruppo, contratto, vizio sociale in cui tocca vivere volere o volare. È la stessa ragione per cui a Guardiagrele il prof. fu costretto proprio dalla gente a versare di propria tasca un pegno sottostante, una riserva, una garanzia in denaro, pena la non accettazione del Simec, all'esperimento scientifico che voleva dimostrare a quella stessa gente il valore indotto e l’inutilità della riserva.
La strada verso la proprietà popolare della moneta è lunga. Occorre fare un'altra considerazione. L'informazione spesso vive di veline passate e ripassate sempre negli stessi circuiti informativi i cui editori pagano perché sia passata un certo tipo di informazione. Alla fine si entra talmente tanto all'interno di questo meccanismo che non si è più capaci di vedere anche altro ed i fruitori della notizia ascoltano una sola versione dei fatti.
Torniamo al confronto, togliamo i limiti all’utilizzo degli strumenti monetari. Siamo per la proprietà popolare della moneta.
Redazione: Scuola Giacinto Auriti
note:
Immagine: Umberto Boccioni, Dinamismo di un ciclista, 1913. https://it.wikipedia.org/wiki/File:Umberto_Boccioni,_1913,_Dynamism_of_a_Cyclist_(Dinamismo_di_un_ciclista),_oil_on_canvas,_70_x_95_cm,_Gianni_Mattioli_Collection,_on_long-term_loan_to_the_Peggy_Guggenheim_Collection,_Venice.jpg