Il pericolo TTIP con i pareggi di bilancio
Mentre l’Europa chiede agli Stati di rinchiudersi nei loro pareggi di bilancio, contemporaneamente sigla il TTIP , Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti, per l’abolizione dei dazi doganali con l’America e per eliminare gli ostacoli nel commercio transatlantico.
http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/about-ttip/index_it.htm
Ai nostri occhi questo si rivela un vero e proprio assurdo economico-politico, un’ennesima scellerata decisione che rovinerà le economie e gli Stati Europei, Italia in primis.
Prima di illustrare le perverse conseguenze del TTIP ( con questo sistema monetario )è bene ricordare che viviamo in una situazione assurda in cui 17 Paesi adottano una moneta unica elargita in prestito dal sistema bancario europeo, entità giuridica sovranazionale, autonoma ed indipendente dai governi , “impunibile” ed “inviolabile” (come sancito nei trattati europei).
Questi 17 Paesi hanno un “liquido” comune ma sono separati in compartimenti stagni che sono i loro bilanci di Stato. Questo comporta che all’interno degli stessi Paesi dell’area Euro ogni scambio tra essi si traduce in in uscita ed entrata monetaria per ogni Paese a seconda se si importi o si esporti. Sappiamo tutti che a beneficiare dell’Euro è stata solamente la Germania per via del cambio favorevole con altre divise al momento dell’istituzione della moneta unica e quindi sta facendo la parte del “leone esportatore” che incamera Euro ponendo gli altri Stati nella ricerca continua di nuova liquidità con emissioni di titoli che le stesse banche tedesche comprano con gli Euro incassati con le esportazioni verso gli stessi Paesi in difficoltà di liquidità. Appare assurdo costringere gli Stati dell’area Euro a avere bilanci di Stato separati ed in equilibrio piuttosto che unificarli sotto un unico bilancio. Ma anche se ciò avvenisse resterebbe il problema del prestito di moneta all’emissione, come nell’ipotizzato caso degli Eurobond.
A questa situazione assurda, iniqua ed innaturale aggiungiamoci l’apertura al mercato americano con il TTIP in cui è prevista l’abolizione dei dazi doganali e nessun “potere politico” di impedire il trasferimento di capitali. Come fu conveniente per la Germania, sarà altrettanto conveniente per l’America attirare flussi monetari in Euro grazie al dollaro svalutato. Se per imprese europee sarà conveniente acquistare prodotti dall’America, questo comportamento si tradurrà in un processo inversamente proporzionale tra la “fuoriuscita” di Euro dai bilanci nazionali ed il continuo reperimento di liquidità monetaria con indebitamento ad interessi composti da parte degli Stati. A meno che qualcuno non ci voglia far credere che saremmo gli unici esportatori del mondo , cosa alquanto impossibile viste le diverse condizioni normative, fiscali e sociali degli altri Paesi come proprio l’America o la Cina ( che non hanno neanche gli obblighi dei trattati di Kyoto ).
Inoltre, il TTIP prevede la tutela degli investimenti e potranno esserci multinazionali americane vincitrici di appalti pubblici europei che aumenterebbero la nostra emorragia monetaria. Guai ad avere un sussulto di nazionalismo per le nostre casse requisendo aziende estere operanti in Europa. Il TTIP prevede che le multinazionali non possono essere espropriate se non con un “giusto” compenso.
Gli estensori del TTIP ci rassicurano scrivendo che i benefici saranno reciproci sia per l’America che per l’Europa. Prevedono milioni di posti di lavoro (sottopagati?) e incrementi di PIL ma, sappiamo bene che, finora le previsioni sono state solo chimere perché con questo sistema monetario non può essere altrimenti. Sappiamo anche molto bene che con il cambio favorevole al dollaro ,e con normative del lavoro precarizzato, chi ne beneficerà sarà soltanto l’America. E’ proprio sulla diversità dei cambi, manipolata e pianificata artificialmente dalle banche centrali, che le multinazionali saranno sempre protagoniste nella speculazione finanziaria. Ce lo diceva anche Auriti nel suo magnifico testo accademico ,“ L’ordinamento internazionale del sistema monetario” di cui riportiamo questo lungimirante passaggio:
<< Nell'ambito del sistema monetario internazionale, assume particolare importanza il regime dei cambi. Questo regime non può dare stabilità e certezza dei valori monetari costituenti oggetto delle transazioni internazionali, perché la moneta è una unità di misura oscillante nella entità del suo valore, ossia del suo potere d'acquisto, non solamente per iniziative degli organi monetari, ma anche per le più varie cause operanti sul mercato (produzione, consumo, offerta e domanda di merce o di denaro, prezzo dei petrolio ecc.), per cui non è facile a volte individuare
le cause delle spinte inflazionistiche o deflazionistiche(…)A titolo di esempio facciamo il caso che venga instaurato il cambio fisso tra lira e marco tedesco nel, rapporto di 400 a 1. Se al momento in cui il cambio fisso viene
adottato, una unità di merce costa 400 lire in Italia ed 1 marco in Germania, per l'acquirente sarà indifferente acquistare l'unità di merce nell'una o nell'altra nazione. Se però, malgrado il mantenimento del cambio fisso le spinte inflazionistiche interne sono di diversa entità, e se l'inflazione in Italia è del 50 per cento ed in Germania dello 0 per cento, avviene che la medesima unità di merce potrà essere acquistata in Italia al prezzo di 600 lire e in Germania sempre al medesimo prezzo di 1 marco. A questo punto l'operatore economico italiano avrà interesse ad acquistare il detto prodotto in Germania, in quanto in virtù del cambio fisso sarà messo in condizione di ottenere 1 marco per 400 lire, pagando al vecchio prezzo il prodotto in Germania.
Questo esempio sta a significare che con il cambio fisso si determina la
predisposizione del mercato con moneta sopravalutata (nel nostro esempio l'Italia) all'importazione, con il conseguente fermo produttivo e ristagno economico; mentre invece il mercato con moneta sottovalutata (nel nostro esempio la Germania) è predisposto all'incremento produttivo ed alla esportazione.
Queste considerazioni mettono in evidenza che la modifica dei rapporti di cambio monetari è tutt'altro che neutra nello scambio internazionale. E ci si spiega come strumenti monetari, che ad una visione unilaterale ed incompleta possono apparire idonei ad eliminare alcuni inconvenienti (ad esempio la instabilità dei cambi propri del libero mercato), presentano per altro verso altri inconvenienti di non minore rilievo di quelli che si erano voluti eliminare. Per questi motivi la politica monetaria si è orientata su formule di compromesso fra lo schema della rigidità e quello della libera fluttuazione dei cambi, adottando lo schema semi rigido con limiti di oscillazione sufficientemente ampi da evitare fenomeni imponenti di artificiosa sopravalutazione o sottovalutazione monetaria (…)
Su queste premesse ci si può spiegare il fenomeno delle società multinazionali che si sono ormai affermate come protagoniste su tutti i mercati dei mondo.
Si tratta, come è noto, di società per azioni, o per meglio dire di gruppi di società anonime che operano contestualmente su differenti mercati in posizione di assoluta preminenza. Tanto è vero che il fenomeno si è imposto all'attenzione dei legislatori oltre che della dottrina e della giurisprudenza per tentare di arginare l'enorme potenzialità di conquista dei mercati e di dirompente concorrenza.
La vera ragione della maggiore vitalità di questi gruppi di imprese sta nel fatto che, potendo operare su mercati di diversa nazionalità e sotto differenti sistemi monetari, sono in condizione di sfruttare le favorevoli congiunture monetarie: ad esempio incentivando la produzione e la esportazione, nei paesi con moneta sottovalutata, e disincentivando i procedimenti produttivi e promuovendo l'importazione, nei paesi con moneta sopravalutata.(…)
La loro potenza economica è data dunque dal fatto che sulle loro vele soffia sempre il vento favorevole dei rapporti di cambio delle monete, cui va aggiunto il privilegio di una disponibilità praticamente illimitata di finanziamenti.E' ovvio che ciò è possibile perché sono controllate dalle medesime società strumentalizzanti il sistema monetario>>
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